L'articolo uscirà ufficialmente domenica 26 ottobre 2025. SAVE THE DATE!
Se penso al cane, la mia mente va subito al cane meticcio, non a una razza specifica.
Nel primo post e articolo dedicato alle razze, avevo dichiarato che la mia preferita è il Pastore del Lagorai, ma in verità non è esattamente così.
In assoluto prediligo i meticci: li trovo dei veri “pezzi” unici, irripetibili nell’aspetto e nel carattere.
Insomma, delle vere incognite tutte da scoprire.
In questa foto che porto nel cuore sono con Sally (a destra) il vero can da Pajaro e Liebe (Meticcia di Lagorai)Infatti, sin da piccola, ho sempre vissuto con cani meticci.
Solo Profiterole è stato il primo vero cane di “razza”.
Ecco perché questa volta voglio dedicare queste righe proprio al cane meticcio!
Voglio dare risalto a una razza che, solitamente, non viene nemmeno considerata come tale, ma come un cane che non è un “vero” cane.
Cioè sì, lo è, ma spesso è visto come il cane “poveretto”, il “trovatello”, il bastardo, il can da pajaro, come si dice in Veneto.
Ho fatto un mini sondaggio tra i miei amici provenienti da regioni diverse dalla mia.
Cambiando regione, cambia anche il dialetto e il modo di chiamarlo. A volte, perfino da città a città della stessa regione!
Alcuni, addirittura, non hanno saputo rispondermi, dicendo che “non c’è un modo per chiamarlo”... ma voglio pensare che semplicemente non lo sapessero.
Ad esempio:
È la “razza” che, indubbiamente, ha il maggior numero di nomi in assoluto rispetto a tutte le altre razze.
Forse tanti quante sono i meticci nel mondo.....e sono davvero tantissimi!
Solitamente, l’appellativo che si usa per il meticcio ha un tono che lo relega a una categoria di “seconda scelta”, o addirittura di “nessuna scelta”. Insomma, viene usato in modo dispregiativo.
È così bistrattato che non rientra nemmeno nei 10 gruppi ufficiali stabiliti dalla Federazione Cinologica Internazionale (FCI), che ha suddiviso le razze in base alla loro origine e funzione.
Data la premessa, vediamo un po’ da dove deriva il vero cane meticcio.
In realtà, tutte le razze che conosciamo oggi — e che rientrano in uno standard — sono recenti rispetto al cane meticcio.
La selezione delle razze con caratteristiche ben definite, sia morfologiche che comportamentali, è iniziata solo nell’Ottocento.
Il meticcio, invece, esiste praticamente da sempre!
Si potrebbe dire che il meticcio è alla base dell’albero genealogico dei canidi, come Eva e Adamo per l’essere umano o all'Australopithecus.
Il meticcio è l’evoluzione canina, come l’Homo sapiens lo è per l’uomo.
Il nome scientifico del cane domestico è Canis familiaris.
Il nome scientifico del lupo è Canis lupus.
Ogni razza che conosciamo oggi, compreso il meticcio — anzi, in primis il meticcio — non è altro che un lupo che ha attraversato la selezione e l’evoluzione.
Ci sono due teorie a tal proposito. La prima, oggi meno accreditata, è stata superata da una seconda, che ha preso piede grazie agli studi storici e scientifici e che oggi è considerata la più attendibile: ogni cane, ogni razza, deriva dal lupo, che ha attraversato un’interessante selezione e un lungo processo evolutivo, condividendo con esso gran parte del patrimonio genetico.
I lupi, infatti, erano già presenti nel tardo Paleolitico, o Età della Pietra, periodo che coincide con l’evoluzione umana dell’Homo sapiens.
In quel tempo, l’Homo sapiens fece un grande salto culturale.
Il lupo trovava vantaggioso seguire l’uomo nei suoi spostamenti attraverso le aree abitate, così da poter sfruttare gli avanzi di cibo senza dover faticare troppo per cacciare.
(E poi si dice che i gatti siano animali opportunisti… Bah! Forse semplicemente meno compiacenti rispetto al cane.)
Inoltre, in quel periodo di grande progresso, l’uomo era diventato un cacciatore abile, e anche per i lupi la caccia cominciava a diventare più difficile.
L’evoluzione che ho appena descritto può sembrare rapida, ma in realtà ha richiesto milioni di anni.
Solo circa 10.000 anni fa, il lupo ha trovato la sua strategia evolutiva: avvicinarsi agli accampamenti, diventare una sorta di “umido con le zampe e la coda”, osservare l’uomo e, nel tempo, creare una forma di alleanza e amicizia che dura ancora oggi.
Purtroppo, alcuni lupi, diventati meticci, non avevano previsto che questa strategia, nel tempo, non avrebbe portato solo benefici.
L’uomo, che io considero — almeno in parte — un essere fondamentalmente malvagio, ha iniziato a sfruttare il cane meticcio per i propri scopi e bisogni.
Molte volte, questo accade ancora anche nei nostri giorni maltrattando: fisicamente, psicologicamente e persino geneticamente.
Pensate solo alle selezioni di razza per creare cani destinati ai combattimenti, o mutilati, o trattati come peluche o come bambini, oppure modificati in modo estremamente esagerato nella morfologia — come i brachicefali o i cani toy, talmente piccoli da entrare in una borsettina di Louis Vuitton.
Solo alcuni lupi sono riusciti a sfuggire a questo tipo di maltrattamento, forse grazie a quella piccola parte genetica che non è presente nel cane.
Se ci pensate, il lupo difficilmente si fida e attacca l’uomo.
La sua strategia di sopravvivenza è quella di scappare, nascondersi e mantenere le distanze giuste per non essere catturato o manipolato.
E allora l’uomo, recentemente, cosa ha pensato bene di fare?
Eliminiamo il lupo.
Ecco perché mi sono permessa di definire l’essere umano come un essere malvagio — e non solo per questo motivo.
Ad ogni modo, torniamo a cercare di capire chi è il meticcio e quale sia stata la sua evoluzione.
All’epoca, il lupo aveva capito (o forse non aveva potuto scegliere diversamente) che per sopravvivere conveniva legarsi all’uomo, invece di tentare di imporsi come il più forte.
Scelse di ispirare fiducia e costruire un legame, un’alleanza.
Aveva intuito che, attraverso la collaborazione e la condivisione, si poteva salvare, senza rischiare troppo per sé e per il proprio branco.
Una mia considerazione personale: forse il lupo non aveva fatto bene i conti con l’evoluzione “malvagia” dell’uomo.
Chi ha studiato attentamente i lupi che si sono scelti e hanno formato un branco per continuare la specie, ci ha dimostrato che sono ottimi comunicatori e che difficilmente arrivano allo scontro fisico.
Questo vale, però, solo quando il branco nasce da scelte naturali.
La probabilità di scontro aumenta, invece, quando i lupi sono costretti dall’uomo a convivere in cattività, anche in spazi molto ampi.
Ad ogni modo, nonostante le varie teorie e gli studi etologici iniziati nel 1900, ancora oggi non si ha un’idea chiara al 100%.
Per ora, la teoria più accreditata è proprio questa:
Il cane meticcio è il vero cane, e deriva dal Miacis, un antico carnivoro che, nel tempo (milioni di anni), si è trasformato in un canide, dando origine alla sottospecie dei canini.
Canini: classificazione e co-evoluzione
I canini, in biologia, sono una sottofamiglia della famiglia dei Canidi (Canidae), che comprende animali noti come cani, lupi, sciacalli, volpi e affini.
Classificazione tassonomica
Ordine: Carnivora
Famiglia: Canidae
Sottofamiglia: Caninae (ovvero i "canini")
Chi appartiene alla sottofamiglia dei Canini (Caninae)?
I Canini includono 11 canidi, tra cui il lupo grigio (Canis lupus) e il cane domestico (Canis lupus familiaris), ovvero i meticci e tutte le razze selezionate dall’uomo.
Ciò che caratterizza i Canini è:
la cooperazione nella caccia in branco, una forte socialità e un sistema comunicativo complesso.
Il cane domestico che vive con noi, in casa o per le strade del paese, è un Canino derivato dal lupo, ma con un’evoluzione che ha privilegiato la collaborazione con l’uomo, anziché la sopravvivenza autonoma.
Il Hesperocyoninae, considerato il canide più ancestrale mai esistito, e il Borophaginae (detto anche cani schiacciaossa) questi ultimi due sono estinti.
Un altro fattore che ha inciso profondamente nella coevoluzione è il fatto che, nei villaggi antichi, i cuccioli di canidi venivano allevati dalle donne e addirittura allattati al seno.
Questo fenomeno è conosciuto come maternage.
Anche questo fattore ha contribuito in modo significativo all’evoluzione del rapporto uomo–cane
I canini non sono solo i cani, ma un vasto gruppo di carnivori sociali condividono una profonda storia evolutiva fatta di: adattamento all’ambiente, vita in branco, e — nel caso del cane domestico — di un’evoluzione unica, profonda, irripetibile, segnata appunto da una collaborazione millenaria con l’uomo.
Quando mai vedrete un lupo in tram??
Impossibile descrivere un meticcio: ogni individuo è unico nel suo mix di caratteristiche.
Possono avere occhi da Labrador, muso da Terrier, coda da Segugio e l’andatura di un Levriero... tutto in uno. Nessun altro cane al mondo sarà uguale a lui.
La cosa che mi affascina di più — e che trovo anche un po’ “romantica” — è che ogni cane ha un tartufo completamente diverso da quello di qualsiasi altro cane.
Una sorta di impronta digitale.
Nessun altro cane al mondo potrà mai avere lo stesso tartufo del cane che vive con te.
A scanso di equivoci, voglio precisare — nel caso non fosse stato chiaro — che ogni meticcio non appartiene a una razza specifica: ha una personalità irripetibile.
Non esistono standard da rispettare: c'è solo lui, con il suo carattere, le sue emozioni, le sue preferenze, le sue motivazioni.
Il meticcio è semplicemente se stesso.
Cosa che noi umani, pur essendo più intelligenti ed evoluti, spesso non riusciamo a fare.
Ad esempio, quando nasce una nuova moda, per non sentirci diversi o esclusi, cerchiamo di conformarci e assomigliare alla massa.
Forse è la nostra strategia per sopravvivere... ma non è quella del meticcio.
Sentiamo un bisogno estremo di appartenenza, tanto da aver sentito la necessità di standardizzare anche il cane.
Non solo per scopi lavorativi, ma anche per evidenziare un determinato status sociale, scegliendo una razza piuttosto che un’altra.
Peccato che molte di quelle razze siano state selezionate geneticamente per motivi pratici: difesa, pastorizia, caccia, compagnia, ecc.
Quanti di noi, ad esempio, che scelgono un cane da conduzione come il pastore, lo portano davvero in alpeggio a condurre pecore?
Quanti hanno davvero bisogno di un cane da riporto come il Labrador, per andare a caccia e farsi riportare la selvaggina?
Potrei proseguire con tutti i 10 gruppi menzionati prima, ma non voglio annoiarti — piuttosto, farti riflettere.
Quando un cane non può soddisfare le SUE motivazioni, comincia a manifestare problemi comportamentali. semplicemente perché non può vivere ciò per cui è nato.
Come ogni essere vivente — o ogni razza di cane — anche il meticcio ha bisogno di stimoli, sicurezza, movimento, affetto e appagamento dopo aver soddisfatto le proprie motivazioni interiori.
Nonostante tutto, in milioni di anni di convivenza con l’uomo, ci ha dimostrato una straordinaria adattabilità, anche in situazioni critiche.
Sono convinta che ogni essere vivente debba essere rispettato nei suoi tempi e nella sua indole. Come dico sempre: impara ad osservarlo e ad ascoltarlo, e avrai già risolto gran parte dei problemi.
Potrebbe persino darti l’occasione di scoprire persone, luoghi ed emozioni che non avevi mai vissuto prima.
Il valore di un cane non si misura con un pedigree, ma con lo spazio che occupa nel tuo cuore. E il meticcio... sa come conquistarselo. ❤️
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